Le staminali del cordone ombelicale manifestano vantaggi significativi rispetto alle altre cellule indifferenziate di diversa origine, come la totale sicurezza per i pazienti trapiantati, mentre si riscontrano rischi di generare neoplasie maligne da parte delle embrionali. Problemi sono stati rilevati di recente anche nelle IPS, le Induced Pluripotent Stem Cells, a causa dell’alto numero di modificazioni genetiche a cui vengono sottoposte. Le staminali cordonali, soprattutto autologhe, invece, si distinguono per un’elevata affidabilità, e mostrano la capacità di evitare il rigetto anche in trapianti difficili, a differenza degli scarsi risultati delle mesenchimali del midollo osseo o del sangue periferico. In seguito a queste constatazione si potrebbero fissare regole meno restrittive nel trapianto di staminali cordonali di neonati, conservate dai genitori dopo il parto, nei confronti di famigliari malati con incompatibilità immunologiche parziali, ritenute in passato un ostacolo insuperabile.
Sul Journal of Transplantation Medicine nel Gennaio del 2007, apparve su questa tema uno studio del Dottor Neil H Riordan e del Dottor Thomas E Ichim del Medistem Laboratories Inc a Tempe, in Arizona, insieme a ricercatori dell’Institute for Molecular Medicine, a Huntington Beach, in California.
All’epoca la questione aperta tra gli scienziati, relativa alle staminali del cordone ombelicale, verteva su come selezionare in futuro i pazienti che avrebbero dovuto subire un’ablazione del midollo osseo, ritenendolo necessario per consentire l’accettazione dell’innesto di tali cellule. Secondo i pregiudizi correnti nella medicina rigenerativa si riteneva indispensabile questa tecnica per l’infusione di staminali cordonali, o almeno una più ridotta soppressione immunitaria. Gli scienziati americani, tuttavia, hanno scoperto che questa procedura non è necessaria: in quasi tutti i numerosi settori della medicina in cui la sperimentazione con le staminali cordonali, in vitro, sugli animali o clinica, sta dando risultati sorprendenti, con prospettive future di terapie su milioni di pazienti (infarto, cirrosi epatica, ictus, diabete o ai tumori solidi, insufficienza renale e respiratoria).
Gli scienziati ritengono l’ablazione midollare eticamente non accettabile, ad eccezione di situazioni come il morbo di Krabbe, una patologia degenerativa che colpisce la mielina del sistema nervoso in seguito alla quale i pazienti raramente sopravvivono oltre i due anni, mentre grazie alle staminali del cordone ombelicale si può raggiungere una sopravvivenza del 100%.
In caso di neoplasie ematologiche, tuttavia, questo metodo risulta utile, al fine di sradicare la popolazione leucemica, geneticamente alterata, mentre si crea “spazio” per l’innesto delle staminali cordonali del donatore. In questa situazione particolare i nuovi linfociti T mostrano capacità moltiplicative e reattive estreme. Sono le uniche patologie in cui le staminali cordonali, se trapiantate in consanguinei solo parzialmente compatibili, possono talvolta determinare GVHD, Graft Versus Host Disease, la reazione delle cellule infuse contro l’ospite. Naturalmente, l’utilizzo autologo, cioè nel bambino stesso o in fratelli compatibili, eviterebbe al 100% questo rischio.
Lo studio del Dottor Riordan è volto a modificare l’approccio sbagliato sulle staminali del cordone ombelicale per quanto riguarda le applicazioni rigenerative che non comportano la ricostruzione ematopoietica, giungendo alla conclusione che spesso in tali situazioni non risulti necessaria neppure una minima soppressione immunitaria del ricevente, comportando una forte diminuzione dei rischi, ad una consistente riduzione dei tempi per l’intervento e la degenza e a un più diffuso utilizzo delle staminali cordonali nei trapianti, anche al di fuori delle indicazioni ematologiche.
Gli scienziati americani ritengono che questa scoperta porti a valorizzare i numerosi fattori di superiorità delle staminali cordonali ematopoietiche rispetto a quelle di altra origine, in particolare del midollo osseo.
La potente attività emopoietica di queste staminali del cordone ombelicale può essere attribuita al fatto che è una fonte molto più immatura, evolutivamente, di cellule staminali rispetto alle altre sorgenti adulte.
I ricercatori dell’Institute for Molecular Medicine dimostrano che le staminali del cordone ombelicale non portano frequentemente ad un rigetto mediato dal sistema immunitario, né al più pericoloso GVHD. Se, poi, si è utilizzato trapianti autologhi il rischio si annulla del tutto.
Un’altra prova della sicurezza delle staminali cordonali si ritrova nella sperimentazione clinica del Dottor Hassall e dei suoi colleghi presso la Liverpool School of Tropical Medicine, a Liverpool (Inghilterra), che è stata pubblicata sul numero del Febbraio 2003 di Lancet. In Africa 128 pazienti con una severa anemia, legata alla malaria, sono stati infusi con sangue del cordone ombelicale. Anche in questo caso i medici non hanno riscontrato nessun caso di GVHD. Tanto che il cordone ombelicale è stato proposto come una fonte trasfusionale alternativa, laddove il sangue periferico scarseggi, per motivi sociali od economici, come nei paesi in via di sviluppo.
Fonte: Zenit