Da Boston, arrivano significative prospettive di cura per la sclerosi multipla.
La sclerosi multipla è una patologia neurodegenetariva che interessa quasi tre milioni di persone nel mondo e per la quale al momento non c’è una terapia risolutiva, se non farmaci che ne rallentano il decorso ma che non sono efficaci nella riparazione del danno né negli stadi avanzati della malattia.
Tuttavia con l’obiettivo di arrestarne la progressione e gli effetti provocati, molti ricercatori stanno studiando e sperimentando metodi di trattamento con le cellule staminali i cui primi significativi risultati sono stati illustrati nel corso dell’Acrtims-Ectrims Meeting di Boston.
In un articolo apparso sul quotidiano “La Stampa”, si apprende che Antonio Uccelli dell’Università di Genova e Stefano Pluchino dell’Università di Cambridge hanno mostrato quali prospettive curative della sclerosi multipla hanno aperto i loro studi: il primo concentrato sull’utilizzo di cellule mesenchimali e l’altro sulle cellule staminali neurali.
Il neurologo Antonio Uccelli, coordina lo studio Mesems relativo alle cellule mesenchimali: “Il risultato promettente è che al momento nessuna delle 27 persone che hanno ricevuto infusioni ha denotato eventi avversi significativi – ha affermato Uccelli secondo l’articolo apparso su La Stampa, – . Ciò significa che il trattamento sembrerebbe essere sicuro. Ovviamente è necessaria prudenza e per avere un dato definitivo su sicurezza ed efficacia della terapia bisognerà attendere la fine dello studio, nel 2016. Certamente però gli studi preliminari su modelli animali ci fanno ritenere senza ombra di dubbio che le staminali mesenchimali possono bloccare l’infiammazione del sistema nervoso centrale”.
La squadra di ricercatori guidata dal professor Pluchino si è invece concentrata sull’uso delle staminali neurali nella riparazione dei danni provocati dalla malattia. La sperimentazione è stata svolta sino ad ora su topi con sclerosi multipla, cercando di risolvere quello che sino ad ora impediva di affidarsi a questo tipo di cellule in quanto poco disponibili e perché causavano rigetto. Il problema sembra sia stato raggirato grazie alla tecnica (Nobel 2013) che permette di ottenere staminali neurali dalle cellule del malato. Ma va risolto anche il problema della loro crescita incontrollata quando diventano “pluripotenti”.
“Grazie allo sviluppo di una nuova tecnica di riprogrammazione cellulare –, che di fatto è un’evoluzione di quella sviluppata dai Nobel – ha spiegato il professor Pluchino con una dichiarazione riportata da La Stampa -, siamo riusciti nell’impresa di eliminare questo passaggio pericoloso e ottenere staminali neurali a partire da cellule della pelle del paziente. Ecco perché, superato l’ostacolo, è ragionevole pensare nei prossimi cinque anni di avviare la prima sperimentazione nell’uomo».