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Negli Stati Uniti e in Cina sono iniziati trial clinici per la terapia dell’anemia plastica con trapianto di staminali del cordone ombelicale. Ha già dato buoni risultati (pubblicati dal Blood Journal of American Society of Hematology), intanto, una sperimentazione simile svolta da un team di scienziati giapponesi guidati dal Dottor Hisashi Yamamoto del Department of Hematology, presso il Toranomon Hospital di Tokyo, in collaborazione con i Departments of Infectious Diseases e Transfusion Medicine dello stesso policlinico e dell’Okinaka Memorial Institute for Medical Research.

Ecco come hanno proceduto: “Hanno trapiantato 2,50 x107 staminali del cordone ombelicale per Kg di peso del soggetto, di cui 0,76 x 105 di tipo CD34+, in 12 persone con una forma severa della patologia. Quattro di loro vengono definiti gravi, sei in condizioni molto critiche e due con forma fulminante. Prima del trapianto i medici li hanno pretrattati con fludarabina e melfalan, farmaci antineoplastici, radioterapia total body ed una terapia preventiva per evitare il GVHD. Nelle settimane successive le staminali del cordone ombelicale hanno attecchito in 11 dei 12 malati, che possono così ricevere infusioni di globuli bianchi neutrofili e piastrine, essenziali per la terapia. Tutti i soggetti che hanno raggiunto la stabilizzazione del trapianto ottengono un recupero completo dal punto di vista ematologico. I test dimostrano che le nuove cellule del sangue sono originate dalle staminali cordonali e che i neutrofili tornano ai normali livelli fisiologici mediamente dopo 18 giorni, mentre le piastrine in 42. Un paziente presenta un rigetto immunologico contro il trapianto di tipo HLA (Human Leukocyte Antigen) subito e un altro dopo tre anni. Entrambi reagiscono positivamente ad una seconda infusione di staminali del cordone ombelicale. Il problema non si sarebbe presentato se i malati di anemia aplastica avessero conservato alla nascita le loro staminali autologhe cordonali. Con questo tipo di cellule i medici avrebbero evitato i Graft Versus Host Diseases di grado I e II, che hanno colpito alcuni dei malati. Tuttavia in nessun caso si sono avute forme di grado III o IV e conseguenze letali, a differenza di quanto avviene spesso con trapianti di cellule del midollo osseo”.

Il Dottor Yamamoto ha rilevato con la sua sperimentazione una sopravvivenza dell’83,3% nelle persone a tre anni dal trattamento, un risultato superiore a quello raggiungibile con l’uso di staminali midollari.

Secondo gli scienziati giapponesi, le ragioni per preferire le staminali cordonali come terapia principale nell’anemia aplastica sono: rischio relativamente basso di GVHD, in particolare per le autologhe, tasso di sopravvivenza elevato, la percentuale di accettazione dell’innesto, tempi brevi per averle pronte all’uso.

Si è verificato un caso in cui nel paziente sono stati individuati anticorpi HLA contro un campione di sangue del cordone ombelicale, unico fallimento dell’attecchimento primario, esempio che mostrerebbe l’importanza della conservazione autologa delle staminali del cordone ombelicale al momento del parto.

In diverse Università e Ospedali procede la ricerca sulle staminali cordonali, anche autologhe, nel trattamento dell’anemia aplastica, essendo alto l’interesse per la bassa frequenza di reazioni immunologiche delle cellule infuse contro l’ organismo del paziente (GVHD).

Nel 2011, sul trapianto autologo nella cura di questa patologia è stato pubblicato online su Pediatric Blood & Cancer uno studio svolto dal Dottor Joseph Rosenthal e dai colleghi del Department of Hematology e del Department of Pediatrics, presso la City of Hope a Duarte in California, nel Fred Hutchison Cancer Research Center a Seattle e presso il Seattle Children’s Hospital and Regional Medical Center.

Questi avevano trattato tre pazienti con una forma severa della patologia attraverso un trapianto autologo di staminali del cordone ombelicale, raccolte alla fine della gravidanza e conservate in banche private.

Hanno reagito bene al trattamento e due risultano guariti dopo 37 e 58 mesi dall’intervento.

Fonte: Zenit.it

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