“Si assesta ancora sul 95% la percentuale di cordoni ombelicali che ogni anno vengono buttati in Italia. E questo nonostante si conosca quale miniera di cellule staminali sia il sangue cordonale e come le cellule staminali adulte siano già una realtà nella cura di malattie del sangue”. Lo afferma Luana Piroli, direttore generale della BioBanca InscientiaFides, che ricorda come per contrastare questo fenomeno proprio InScientiaFides svolga un’intesa attività di informazione e di divulgazione scientifica anche attraverso la Fondazione InScientiaFides. “Come Biobanca – afferma Luana Piroli – curiamo direttamente il servizio di conservazione del sangue contenuto nel cordone ombelicale, dalla consegna del kit, utile alla raccolta ed al trasporto del campione di sangue al momento del parto, sino al trasporto, all’analisi del campione ed alla sua crioconservazione. Non ci limitiamo a questo ma ci prodighiamo anche nella ricerca e pubblicazione scientifica oltre che alla divulgazione attraverso la Fondazione InScientiaFides”.
E su questo tema arriva dalla Toscana una notizia esemplare. È partito da Pisa con destinazione Brasile un cordone ombelicale per aiutare a contrastare la leucemia di un malato. Lo ha rivelato l’Aoup, l’Azienda ospedaliero universitaria pisana: “La richiesta è arrivata il 3 agosto – riferisce – e, dopo solo 10 giorni, lo speciale contenitore per il trasporto del sangue del cordone (dry shipper) era pronto per essere inviato. Un ottimo risultato, considerando che le procedure internazionali prevedono due mesi per le richieste normali e 15 giorni per quelle urgenti”. ”L’unità di sangue da trapiantare – spiega Fabrizio Scatena, direttore dell’Unità operativa di Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti dell’Aoup – viene scelta a livello mondiale dentro un database dove confluiscono i dati dei vari registri donatori nazionali. I medici brasiliani disponevano di una rosa di ospedali dove era conservato sangue compatibile con quello del loro paziente e Pisa è stata scelta perché il sangue risultava di qualità più alta, ovvero con un numero di cellule nucleate e staminali più elevato”.
A donare il cordone nel 2008 è stata una mamma della provincia di Livorno. “Sono tante le donne che decidono di donare il cordone ombelicale – sottolinea l’Aoup -, che fino a qualche anno fa era considerato materiale di scarto e che, ancora oggi viene buttato via, in mancanza di un’esplicita richiesta da parte della madre”.
“Storie come questa – commenta Luana Piroli, direttore generale della BioBanca InScientiaFides – dimostrano ancora una volta quanto sia importante conservare il cordone ombelicale del neonato. Non importa se si sceglie di procedere con una donazione pubblica o con una conservazione privata delle cellule staminali, l’importante è che non venga gettato e con esso il suo prezioso patrimonio di cellule staminali adulte”.
Fonte: Ufficio Stampa InScientiaFides, LaNazione.it, L’Unità