In persone con sclerosi multipla, il trapianto autologo di cellule staminali emopoietiche, presenti principalmente nel midollo osseo e nel sangue del cordone ombelicale, contribuisce a rallentare la progressione della patologia e a ridurre gli stati infiammatori.
Lo attestano studi al centro della riflessione nell’odierno post di Luana Piroli, direttore generale di InScientiaFides, parlando di una malattia che è la seconda causa di disabilità neurologica nella popolazione e che si manifesta soprattutto tra i 20 e i 40 anni.
Lo spunto è arrivato da una bella notizia, pubblicata da ilsitodipalermo.it, nella quale si racconta del trapianto autologo (ossia tramite l’utilizzo di cellule staminali proprie, dello stesso paziente) di cellule staminali emopoietiche effettuato in una struttura sanitaria siciliana in soggetti in una fase precoce della malattia con l’obiettivo di “resettarne” il sistema immunitario.
Le ambizioni dei ricercatori non si fermerebbero qui: per il futuro si punta, infatti, attraverso il trapianto di cellule staminali autologhe a fermare e a rendere reversibili i deficit neurologici provocati dalla malattia.
Ancora una volta i motivi sono tanti per sostenere la ricerca scientifica e per promuovere la conservazione delle cellule staminali, essendo un patrimonio di estremo valore di cui ogni giorno se ne sa un po’ di più.