La parola ora tocca alla Camera, ma in ogni caso l’approvazione concessa dal Senato al Decreto legge Balduzzi sulle cellule staminali dimostra che anche in Italia si comincia ad ampliare gli orizzonti in tema di sperimentazione clinica.
In sostanza il decreto, con l’accoglimento di alcuni emendamenti, prevede in soggetti già sottoposti a tale terapie (la cura con il metodo Stamina) la sperimentazione di 18 mesi con cellule staminali mesenchimali. Tali sperimentazioni cliniche devono essere controllate, svolte in strutture pubbliche e con medicinali preparati in “idonei” laboratori. In questo anno e mezzo, poi, si valuterà l’opportunità di permettere ad altri pazienti di sottoporsi a tali trattamenti senza ricorrere al giudizio di un tribunale. Al fine di evitare speculazioni economiche, infine, è stata adottata la clausola che “sulla metodologia della terapia non si può chiedere né ottenere l’immissione in commercio”.
“La decisione del Senato – commenta Luana Piroli, direttore generale InScientiaFides – è un primo segnale di apertura verso la regolamentazione della sperimentazione clinica e la sua applicazione senza la quale è difficile fare progressi in campo scientifico sulle staminali. E nel contempo si tenta di dare una risposta concreta a quei diversi casi di persone con malattie per le quali ad oggi non restano che le cosiddette “cure compassionevoli”, evitando che alla già difficile situazione in cui vivono le famiglie si aggiunga il calvario di ottenere un’autorizzazione da parte di un giudice. Regolamentare il settore delle cellule staminali sia in termini di conservazione che di approccio terapeutico è una indicazione fornita dal Parlamento Europeo lo scorso Settembre ed è, a parer mio, assolutamente necessario nello Stato Italiano. L’unico aspetto che non condivido è che ciò riguardi un’altra volta solo le strutture pubbliche, escludendo quella parte di professionalità che operano in strutture private non da meno in competenze, conoscenze ed esperienza”.
Fonte: Ufficio Stampa InScientiaFides