Covid-19, necessità di protocolli terapeutici validi nei casi gravi
Una delle complicanze più temibili della malattia da SARS-CoV2, nonché una delle maggiori cause di morte, è la Sindrome da distress respiratorio acuto, una grave insufficienza respiratoria acuta ipossiemica (ridotta concentrazione di ossigeno nel sangue arterioso) refrattaria alla terapia con infusione di ossigeno che richiede, nella maggior parte dei casi il trattamento attraverso ventilazione meccanica.
Attualmente il trattamento per i malati Covid gravi è prevalentemente di supporto.
Recentemente sono state avviati diversi studi con lo scopo di individuare trattamenti in grado di ridurre la mortalità e il tempo di guarigione dei pazienti affetti da Covid-19.
Le ricerche che puntano all’utilizzo delle MSC nel trattamento del Covid-19
Due sono le ricerche che ad oggi stanno ipotizzando l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali nel trattamento del Covid-19.
Camillo Ricordi alla guida dello studio statunitense
Il primo studio, avviato negli USA, vede all’opera un team di ricercatori in malattie infettive, medicina polmonare, terapia intensiva ed esperti in terapie cellulari guidato dal professor Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute (Dri) e del Cell Transplant Center all’Università di Miami.
“I pazienti che muoiono per Covid-19 – dice Ricordi – hanno un tempo medio di soli dieci giorni dai primi sintomi al decesso. Nei casi più gravi, i livelli di ossigeno nel sangue scendono e l’incapacità di respirare spinge i pazienti verso una fine spesso molto rapida; qualsiasi intervento che possa impedire questo decorso sarebbe altamente desiderabile”
In questo studio clinico sono stati arruolati 24 pazienti, già ricoverati in ospedale con sindrome da distress respiratorio acuto da COVID-19.
Ogni paziente ha ricevuto due infusioni, a distanza di 72 ore l’una dall’altra di cellule staminali mesenchimali o di un placebo.
A distanza di un mese, i ricercatori hanno osservato che il trattamento con le cellule staminali non presenta eventi avversi correlati all’infusione.
I primi risultati
Da evidenziare inoltre, sempre dopo lo stesso lasso di tempo, che la sopravvivenza dei pazienti infusi con le cellule staminali dal cordone ombelicale è stata del 91%, rispetto al 42% nel gruppo di controllo. Tra i pazienti di età inferiore agli 85 anni la sopravvivenza è salita al 100%.
Si evidenzia anche una riduzione del tempo di guarigione: più della metà dei pazienti trattati con le cellule staminali mesenchimali viene dimessa dall’ospedale entro due settimane dall’ultimo trattamento. [1]
Il meccanismo alla base di questi risultati è la capacità delle cellule staminali mesenchimali, somministrate per via endovenosa, di migrare naturalmente verso i polmoni, il bersaglio primario di terapia in corso di Sindrome da distress respiratorio acuto.
Secondo Ricordi questa potrebbe essere una rivoluzione nel contrasto alla pandemia.
“È come la tecnologia della ‘bomba intelligente’, ma nel polmone, in grado di ripristinare la normale risposta immunitaria e invertire le complicazioni potenzialmente letali. Non c’è tempo da perdere”, spiega Ricordi.
“I nostri risultati confermano il potente effetto antinfiammatorio e immunomodulatore delle cellule staminali mesenchimali. Queste cellule hanno chiaramente inibito la tempesta di citochine, un segno distintivo della Covid-19 grave”, aggiunge Giacomo Lanzoni, primo autore dello studio. “I risultati sono di fondamentale importanza non solo per la Covid-19 ma anche per altre malattie caratterizzate da risposte immunitarie anomale e iperinfiammatorie, come il diabete di tipo 1 autoimmune”.
Rescat, lo studio tutto italiano
In Italia è stato da poco avviato Rescat, “uno studio prospettico randomizzato multicentrico di fase I/IIa sull’impiego di cellule stromali mesenchimali allogeniche nel trattamento di pazienti affetti da polmonite da SARS-CoV-2”, coordinato da Massimo Dominici, del Centro terapia cellulare dell’Università di Modena e Reggio-Emilia.
Lo studio da 1,6 milioni, finanziato con 300mila euro dalla Regione Emilia-Romagna vede il coinvolgimento di altri 6 centri italiani: gli ospedali Meyer e Careggi di Firenze, il Policlinico Irccs Ca’ Granda di Milano con l’ospedale Covid di Milano Fiera, l’ospedale San Gerardo di Monza con la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti e con l’Università Milano-Bicocca, l’Azienda universitaria di Verona e l’Azienda ospedaliera di Vicenza. A supportare i centri per l’analisi dei biomarcatori saranno l’Istituto Mario Negri di Milano e la Fondazione Centro di ricerca Tettamanti.
È il primo studio in Italia che utilizza le cellule MSC (cellule staminali mesenchimali) in sperimentazione clinica per pazienti positivi al Covid-19 e si conferma il primo al mondo che esegue un confronto tra diverse fonti di MSC, cordone ombelicale, tessuto adiposo e midollo osseo.
L’obiettivo dello studio consiste anzitutto nel verificare la fattibilità e la sicurezza dell’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali nel trattamento della polmonite da SARS-CoV-2.
Sono stati individuati 60 pazienti, 40 trattati e 20 come gruppo di controllo, affetti da polmonite severa interstiziale bilaterale da SARS-CoV2, ricoverati e seguiti presso le Covid Unit coinvolte (terapie intensive e semintensive).
A questi verranno somministrate due infusioni endovenose di MSC a distanza di 5 giorni l’una dall’altra.
Enrico Clini, Direttore della Struttura Complessa di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e professore all’Università di Modena e Reggio precisa che “ad oggi non esiste ancora un trattamento farmacologico efficace per la cura dell’infezione e della polmonite da Covid-19. Nella maggior parte dei casi vengono utilizzati farmaci antivirali, anticoagulanti e/o antinfiammatori approvati dagli enti regolatori a seguito delle evidenze scientifiche, in aggiunta alla terapia di supporto respiratorio. Ma la letteratura ha dimostrato che le MSC possono essere in grado di agire nei confronti della sindrome da distress respiratorio acuto”.
L’opinione del Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali (GISM)
La notizia del’avvio di Rescat da parte degli enti regolatori italiani non sorprende i ricercatori del Gruppo Italiano Staminali Mesenchimali (GISM) impegnati da anni nello studio di queste cellule in diversi ambiti terapeutici.
In un comunicato stampa del 2 febbraio 2021 il GISM afferma che, fin dall’inizio di questa pandemia da Covid-19, ha sottolineato la necessità di considerare anche l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali accanto alle numerose terapie proposte con farmaci “off label”, (cioè di farmaci che possono essere utilizzati in malattie diverse da quelle per le quali sono stati autorizzati).
Il GISM auspica che questa autorizzazione sia prodroma di un maggior utilizzo di queste cellule nell’ambito di un numero sempre maggiore di patologie e che, nel rispetto della sicurezza, l’utilizzo delle cellule stromali mesenchimali diventi una pratica clinica comune e consolidata.
[1] Giacomo Lanzoni Elina Linetsky Diego Correa Shari Messinger Cayetano Roger A. Alvarez Dimitrios Kouroupis Ana Alvarez Gil Raffaella Poggioli Phillip Ruiz Antonio C. Marttos Khemraj Hirani Crystal A. Bell Halina Kusack Lisa Rafkin David Baidal Andrew Pastewski Kunal Gawri Clarissa Leñero Alejandro M. A. Mantero Sarah W. Metalonis Xiaojing Wang Luis Roque Burlett Masters Norma S. Kenyon Enrique Ginzburg Xiumin Xu Jianming Tan Arnold I. Caplan Marilyn K. Glassberg Rodolfo Alejandro Camillo Ricordi. Umbilical cord mesenchymal stem cells for COVID‐19 acute respiratory distress syndrome: A double‐blind, phase 1/2a, randomized controlled trial. STEM CELLS Transl Med. 2021;1–14. DOI: 10.1002/sctm.20-0472