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Quattro decenni di trapianti di cellule staminali ematopoietiche rappresentano un traguardo che merita un bilancio, considerato che proprio grazie a questi nuove procedure oggi vengono trattate malattie come i linfomi, le leucemie, o anche le anemie e la talassemia.
Come riporta il Corriere della Sera, a fare il punto sullo stato dell’arte nel settore sono stati alcuni esperti riunitosi a Milano per l’annuale congresso della Società Europea per i Trapianti di Midollo Osseo, la EBMT/European Society for Blood and Marrow Transplantation, a cui fanno riferimento 563 Centri Trapianti di 57 Paesi europei e non.

“Quarant’anni fa il trapianto di cellule staminali o quello di midollo osseo erano procedure sperimentali riservate soltanto a pazienti molto gravi – afferma sul quotidiano Paolo Corradini, direttore dell’Ematologia all’Istituto Tumori di Milano e direttore scientifico del convegno milanese-. Oggi, grazie ai molti progressi fatti, in particolare il trapianto di cellule staminali è diventato una terapia disponibile per un numero crescente di malati con varie forme di neoplasie ematologiche e per diverse patologie del sangue di altra natura. Siamo così riusciti a rendere curabili, e talvolta guaribili, malattie che prima erano letali”.
Secondo statistiche, si apprende che i due terzi dei 30mila trapianti autologhi vengono effettuati per curare mieloma multiplo e linfoma non Hodgkin, e oltre la metà dei 24mila trapianti allogenici riguarda casi di leucemia acuta.

«In questo contesto, l’Italia è all’avanguardia – commenta Marco Bregni, responsabile dell’Oncologia all’Ospedale di Busto Arsizio e presidente del congresso milanese -. Nel nostro Paese si fanno tanti trapianti allogenici da donatore, come in Francia, Austria e nei Paesi scandinavi. Ci distinguiamo, però, perché siamo il Paese dove si fanno in assoluto più trapianti da donatore cosiddetto mismatched (o aploidentico), cioè uguale solo per metà”.
“Così abbiamo superato una barriera importante – aggiunge Bregni -, perché i donatori identici sono sempre meno: famiglie più piccole, minore numero di figli, invecchiamento generale della popolazione hanno ridotto parecchio le probabilità di utilizzare genitori, figli o fratelli compatibili al 100 per cento. Poter usare persone uguali a metà consente ora di allargare moltissimo la platea dei possibili donatori”.

Significativa è stata la presentazione di diversi programmi di terapia cellulare con linfociti specifici anti-leucemia: “Questo approccio – ha aggiunto Corradini – sarà l’evoluzione del trapianto, rendendolo una terapia mirata in grado di eliminare solo le cellule malate e risparmiando quelle sane, con meno tossicità per i malati e più efficacia. Un passo avanti epocale”.

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